..era un unico ambiente, con angolo cottura: trenta metri quadri. Interamente foderato di libri, farciti di libri, invasi di libri. Un libro può contenere tutto il caos del mondo, ma le sue pagine sono cucite insieme e numerate, il caos non scappa da lì. Ordinare i propri libri dando loro la forma dei suoi interessi e domande era una piacere non comune, che ripeteva ogni giorno per non annoiarsi troppo. Credeva ai libri con la fede di una religione, trovava più realtà tra le righe che per le strade, o forse aveva paura di toccare la realtà direttamente, senza lo scudo di un libro. C’era un unico spazio sulle pareti che era stato lasciato libero dai libri, e c’era la scritta la frase Timeo hominem unius libri. Gli uomini da un libro solo sono i più pericolosi. Era proprio vero. La scritta la aveva tracciata Stella, ed era di una elegante grafia corsiva, ma la signora Elvira non aveva apprezzato l’estro e gli aveva aumentato l’affitto di dieci euro. Anche quello che doveva essere il letto non era che una tavola sorretta da quattro pilastri di libri, tre o quattro per ogni angolo, periodicamente rinnovati: garanti del suo sonno o della sua veglia, dei suoi sogni e dei suoi risvegli. In quel periodo dormiva su un pilastro tolstojano: Anna Karenina, Guerra e Pace (in due volumi) e La sonata a Kreutzer (come correttivo a un fastidioso, impercettibile dislivello, aveva sostituito La morte di Ivan Il’ic). Nell’altro angolo sullo stesso lato c’erano Moby Dick, Don Chisciotte e alcune tragedie di Shakespeare. Uno dei due angoli dalla parte dei piedi – quello opposto a Tolstoj – poggiava su Delitto e castigo, I fratelli Karamazov, L’idiota e Le notti bianche. L’altro era fondato sui classici antichi: un volume di tragedie di Sofocle, l’Eneide di Virgilio, le Metamorfosi di Ovidio e un’antologia di lirici greci.
– Descrizione del mio piccolo angolo di paradiso –
© Cose che nessuno sa – Alessandro D’Avenia